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martedì 12 aprile 2016

"Antonio. Punto e a capo!" - ventiduesimo capitolo - FINE


STRIKE!

 
Amici sportivi, benvenuti all’ultima partita del campionato. Lo spettacolo si annuncia interessante: la squadra ospite difende un onorevole quarto posto, mentre la squadra di casa sembra irrimediabilmente stazionare nella zona bassa della classifica, dopo una stagione segnata dal perenne muso lungo del coach. Ma la Florentia Baseball si è rinforzata rispetto al girone d’andata, mentre gli ospiti devono purtroppo scontare due giocatori infortunati…

 

- Uau, lo sai che è elettrizzante? E’ una vita che abito qui vicino e non ero mai venuta a vedere una partita! – gli occhi di Lana scintillano – a proposito, sei pronto per la sfida di domani a madball, eh? Vedi di non darci buca!

- Magari potrei venire a vedervi … insomma, va a finire che mi butto nello sport …– propone Stefano, incerto.

- Ma certo che puoi occhi belli! Perché non vieni anche al prossimo allenamento e provi a giocare? Sei un po’ gracilino, eh? – continua Lana, prendendo un braccio di Stefano e facendo finta di soppesarlo come un allenatore - Dovresti rinforzare un po’ i muscoli, alle ragazze piacciono …

- E abbozzatela di fare cicci cicci, dai! Fate vomitare! - li zittisco io, stando al gioco e punzecchiandoli.

Ridiamo tutti e tre e per un po’ ci concentriamo solo sulla partita, mentre Stefano spiega a Lana tutte le regole del gioco per permetterle di seguire meglio.

 

La partita è iniziata con un attacco serrato. Gli ospiti fanno sul serio e non intendono lasciare scampo ai nostri. La squadra di casa sta provando a difendersi, ma da quello che vedo, sarà dura stasera …

 

… Neanche oggi i padroni di casa decollano: nella parte bassa del terzo inning gli ospiti piazzano altri quattro punti e prendono il largo...

 

- Beh, mi sa che il tuo amico fra un po’ va a farsi la doccia: siamo 10-0 e i nostri sembrano decisamente al collasso – ci fa Stefano, stringendosi nelle spalle.

- Uhm, la mamma dice sempre “non è finita finché non è finita” …- ribatto speranzoso, ma poco convinto.

- Ah, le frasi delle mamme sono davvero spassose a volte! Altro che storie, qui li stanno facendo allo spiedo! – fa Lana, polemica, prima di rimettersi buona a seguire la partita.

 

C’è stato un cambio sul monte per i padroni di casa. Filiberto Zanini ha sostituito un ormai sfinito e demotivato Mauro Biasi. Il coach deve aver istruito bene Zanini, che lancia con freddezza e concentrazione in zona strike …

 

- Uhm, caruccio ‘sto Zanini, eh? – fa Lana, strizzandoci un occhio.

- Figurati! Ma che vuoi vedere da quassù?  – le dico, scuotendo la testa.

- Uh Lana! Mister Gelosia si sente colpito nel vivo … - scherza Stefano, assestandomi una gomitata.

- Fai presto a scioglierti, eh? – gli dico sorpreso. E’ la prima volta che sento Stefano usare questo tono ironico e scherzoso.

- Merito tuo! Non sei il mio personal trainer per farmi diventare popolare? Imparo velocemente e mi applico! – risponde Stefano, facendo spallucce e ridendo sotto i baffi.

- Dovremmo uscire più spesso noi tre insieme … siete divertenti. E poi siete due tipi assolutamente presentabili a mamma, che vuole sempre sapere dove sono e con chi sono e quando torno e bla bla bla. Con quell’aria perbenino che avete, almeno si rilasserà un po’ – conclude Lana soddisfatta.

- Beh, è una mamma, è il suo lavoro preoccuparsi per te! – le dice Stefano, alzando le spalle con ovvietà.

- Già – rincaro la dose io - non aveva tutti i torti se andavi in giro con quei bulletti del Guerriero e company … .Comunque è importante guardarsi intorno in fatto di amici. Tutte le persone che incontriamo possono arricchire una parte di noi.

– Uh che filosofo! E chi lo dice? Sempre mammina? – chiede Lana

– Beh, sì, lo dice proprio lei ma, ti sembrerà strano, sei stata proprio tu a farmelo capire …

-Uau Antonio! Ne sono onorata … – risponde Lana esibendosi in un piccolo inchino e cercando di fare l’ironica. Ma si vede che è contenta sul serio.

 

Amici tifosi, sta succedendo qualcosa d’incredibile. La difesa sta reagendo: non sta commettendo nemmeno un errore. L’adrenalina e la tensione sono alle stelle … e … e riducono lo svantaggio segnando altri due punti!!!

 

- Ma lo speaker non dovrebbe essere neutrale? – ci domanda Lana, con aria sbalordita - Questo mi sa che tifa spudoratamente per noi. Fra un pochino si mette pure a piangere dalla commozione ….  

- Beh, non è mica pagato … è solo uno che lo fa gratis … Si vede proprio che non ce la fa a sembrare distaccato …- rispondo, teso. Dopo un sacco di tempo perso a stare lontano da Gennaro, la prima partita che vengo a vedere mi fa stare con un’ansia spaventosa.

 

Inning dopo inning la nostra squadra ha braccato gli ospiti per arrivare al pareggio … e … e passano in vantaggio all’ottavo inning per 11-10!!! Nella squadra ospite serpeggia lo sgomento e il nervosismo si fa sentire …

 

- Sììììì sì sì sì – mi alzo in piedi e comincio a saltare. Tutta la tensione e il dispiacere di vedere la brutta partita della Florentia esplodono di colpo in un urlo liberatorio. La squadra ospite sta cominciando ad accumulare troppi errori, mentre i nostri si rafforzano punto dopo punto. Sul diamante l’adrenalina si può quasi toccare, e mi rimetto a sedere in silenzio dopo un rimbrotto acido di uno spettatore dietro di noi, che evidentemente non riesce a gestire il nervosismo. Ci zittiamo tutti e restiamo a guardare, trattenendo il fiato.

 

Siamo al nono inning, amici, e sono senza parole dal carattere della nostra squadra: hanno ribaltato una partita che sembrava già finita al terzo inning … questi ragazzi stanno giocando una partita da campioni …Cosa li sostiene? La rabbia? L’orgoglio? Il non avere più niente da perdere? Non lo so amici, ma la grinta che stanno sfoderando è indescrivibile…

Sulle gradinate continua a esserci un silenzio irreale. Assistiamo alle ultime fasi della partita con il cuore che ci batte a mille, uniti dalla stessa speranza, come quando alle partite di calcio dei mondiali si va ai rigori. Poi il boato che esplode!

 

Tre eliminazioni incredibili signori! Tre eliminazioni! IN-CRE-DI-BI-LI! Ce ne andiamo a casa! Filiberto Zanini viene portato in trionfo dal resto della squadra, ma tutti i giocatori hanno dato un’incredibile prova di carattere, prova di grande cuore e amore per questo sport … anche il nuovo acquisto, Gennaro Esposito, ha fatto bene e non sarei sorpreso di vederlo uscir fuori alla grande prossimamente. Sono colpito, amici: partite così non capitano tutti i giorni. Il pubblico è impazzito! Dopo una stagione di delusioni e tensioni, questi ragazzi si meritavano una vittoria e non poteva essere un finale di campionato più incoraggiante di questo per porre le basi per il prossimo anno. Il pubblico sta invadendo il campo per festeggiare…

 

In un attimo anche noi siamo sul campo, per la più mitica invasione a cui abbia mai partecipato. Voglio arrivare a Gennaro e mi faccio largo fra la folla a forza di spintoni. Il caos è totale: vedo milioni di colori di magliette e braccia e gomiti e cappellini che volano per aria e in quel momento mi accorgo che anch’io ho perso il mio cappello. Non riuscirò mai ad arrivare a uno della squadra dopo una partita come questa: stanno tutti addosso ai giocatori a complimentarsi, baciarli, abbracciarli. Il campo è pieno di genitori giustamente orgogliosi, trasformati in centometristi e lottatori di lotta libera … beh, ognuno vuole solo arrivare al suo pargoletto. Spero solo che Bartolomeo, Rosalinda e i genitori di Gennaro siano potuti venire a godersi questa bella partita.

- Ehi Rosso, ti sei perso il cappello!

Mi sembra un film. Beh, se fosse un film, adesso mi volterei e vedrei Gennaro che mi sorride, porgendomi il mio cappello. Però questo non è un film. E’ un afoso pomeriggio di una normale vita reale e l’odore di sudore di questa massa umana me lo ricorda bene. Però mi volto lo stesso. Piano piano, pronto a ingoiarmi la delusione di vedere davanti a me un ragazzo qualunque. Invece ingoio, ma a vuoto. Gennaro è proprio lì, di fronte a me, proprio come desideravo che fosse. Sorride con gli occhi limpidi, senza ombra di risentimento. Ha la divisa della squadra appiccicata al corpo dal sudore e il viso paonazzo e mi sembra quasi che tremi, forse dall’emozione o dalla tensione della partita o dall’adrenalina. Gli salto addosso e la folla ci aiuta a non cadere in terra tutti e due.

- Ma che fai? Sono tutto sudato. Pensa che schifo!

- Sì, infatti! Puzzi come un caprone di montagna! Gennaro! Sei il campione del Campo di Marte!

- Ma che vai dicendo? E’ Filiberto l’eroe della giornata.

- Ma non hai sentito lo speaker? Sei la promessa del baseball italiano!

- E smetti di abbracciarmi, che ci prendono per due femminucce – mi fa Gennaro, senza smettere di stringermi.

- Senti, io … – cominciamo insieme, ma poi ci blocchiamo, ognuno in attesa che l’altro vada avanti. Dovremmo in teoria spiegarci e rimettere le cose a posto dal punto in cui le avevamo lasciate … però cosa dovremmo dire in fondo? Io ho un sorriso che mi scoperchierebbe la faccia se non avessi le orecchie e Gennaro ha il suo solito viso con gli occhi ridenti e un po’ sfrontati. Così mi mette una mano sulla spalla e ci incamminiamo insieme chiacchierando, sotto un sole cocente di una normalissima e felice vita reale.

 
                                        FINE

giovedì 7 aprile 2016

"Antonio. Punto e a capo!" - ventunesimo capitolo

LA PARTITA DI GENNARO
 

Inutile dire che sabato vado a vedere Gennaro. Non ci sono dubbi. L’unico problema è: con chi? Clotilde non regge un’intera partita, ne sono sicuro. Forse potrei andare con il babbo, ma fa un po’ bamboccio. Nel caso dovessi avere un faccia a faccia con Gennaro, non voglio adulti intorno. Mi viene in mente Lana … o Stefano, almeno prende un po’ di sole, che è sempre bianco come un cencio a forza di stare chiuso in casa a studiare. Uhm … quasi quasi lo chiedo a tutti e due. Corro a telefonare.

- Ste? Che fai?

- Sto leggendo un libro. Volevi riguardare gli esercizi di mate?

- No grazie. Credo di averli fatti bene … beh, grazie a te adesso non ho più molti problemi. Volevo chiederti se ti va di venire sabato a una partita di baseball.

- Uhm … perché me lo chiedi?

- Vediamo un po’ … perché dovrei chiedertelo? Ma che razza di domanda mi fai! Te lo chiedo perché mi farebbe piacere andarci con te!

- Vuoi DAVVERO che venga?

L’atteggiamento di Stefano comincia a spazientirmi.

- Mica sei di nuovo in paranoia con la faccenda dell’untore, eh? Non è aria, Ste!

-No no, non ti arrabbiare! – si affretta a rispondere lui - Perché no? Il baseball mi piace un sacco.

- Sì, figuriamoci! Non ci avrai mai giocato!

- No, ma ho letto l’enciclopedia dello sport che mi ha regalato il babbo. Ci sono le regole di tutti gli sport e …

- Bene. Basta teoria, passiamo alla vita sul campo. Ti va?

- Ok. Vengo io da te, tanto è di strada.

- Ok, però niente adulti, eh?

- Chiaro. Ciao.

Dopo aver attaccato con lui, chiamo Lana. Magari ha voglia anche lei di fare qualcosa di diverso. Mi risponde una voce di donna che mi sembra molto gentile, con un lieve e simpatico accento americano.

- Buongiorno signora. C’è Lana per favore?

Lì per lì sembra perplessa, ma poi si riprende.

- Oh certo … un attimo. Claudia! Ti vogliono al telefono.

Voci soffocate di protesta. Claudia?! Ma allora?

- Pronto?

- Ciao … Lana? Sei tu?

- Certo! Chi vuoi che sia? La regina Vittoria?

- Ma la tua mamma …

- Lascia stare microbo, che vuoi?

- Senti miss gentilezza, perché non vieni con me sabato pomeriggio a vedere una partita di baseball? C’è un mio amico che gioca nella squadra. E’ forte. Ti va?

- Perché no? Troviamoci di fronte al campo da baseball. Sii puntuale! Non si fanno aspettare le signore!

Prima di poterle rispondere qualcosa di sarcastico, lei ha già riattaccato.

 

Sabato pomeriggio io e Stefano ci incamminiamo che sono appena le tre. Lo so che manca un’ora all’inizio della partita, ma voglio essere lì per tempo e gustarmi l’arrivo delle squadre e tutto il resto. Sono un po’ contento, un po’ nervoso e anche un po’ fiero di me, perché a forza di pensare, mi sono reso conto che forse ero un po’ invidioso di Gennaro, che aveva trovato nel baseball una passione così forte che io non sentivo più per l’atletica, anche se non avevo il coraggio di ammetterlo. Invece, grazie a quella scorbutica di Lana, alla fine avevo trovato il madball, che mi faceva scaricare e divertire come non facevo più da tempo. E poi avevo trovato dei nuovi amici, che mi avevano accolto come se mi conoscessero da sempre. Beh, merito di Lana, che mi aveva introdotto nel gruppo …

- Guarda Antonio! Ci sono due scie di aereo che formano una X. Lo sapevi che un aereo può arrivare alla velocità di …

- Ste, rilassati! Sei troppo matematico! Cosa ti fa venire in mente invece? Qualcosa di poetico, che so …

- Poetico? Ma sei innamorato?

Gli assesto una manata.

- Una X sugli errori fatti, una X che cancella le litigate …un colpo di spugna per ricominciare … - continuo, ispirato.

- Io matematico, tu poetico! Che coppia! Ci compensiamo! … Antonio, c’è una tizia strana che ci sta facendo ciao con la mano. Mica la conosci? – mi chiede Stefano, strizzando gli occhi per mettere a fuoco l’immagine bizzarra di Lana.

- Oh, è Lana! E’ una mia amica. Non preoccuparti, è sempre vestita strana così e non fare caso ai capelli – gli dico, cercando di minimizzare il suo look.

Stefano fa una faccia perplessa, ma non dice niente.

La raggiungiamo e faccio le presentazioni. Dopo pochi minuti siamo già a chiacchierare come vecchi amici. Lana è fantastica, perché si adatta a tutti e non si fa influenzare dall’aspetto esteriore delle persone. A lei non verrebbe mai in mente di chiamare Stefano “l’untore” e anche lui, a parte l’iniziale perplessità per l’aspetto e la parlantina anche troppo schietta di Lana, vedo che la trova simpatica. Chissà, magari si sente a suo agio e non giudicato. Certo che siamo un trio un po’ bizzarro: sembriamo pescati a caso da un cappello … siamo così diversi!

- Ehi poppante, lo sai che hai occhi bellissimi? – fa a un tratto Lana rivolta a Stefano – dovresti portare le lenti a contatto o una montatura diversa, no?

Stefano avvampa e farfuglia qualcosa che somiglia a “non me l’avevano mai detto”.

- Uhm … ti terrò presente quando sarai cresciuto un po’- continua lei, arricciando la bocca in un’espressione soddisfatta.

Gli assesto una gomitata, mentre Stefano diventa color porpora.

- Hai visto? Alla faccia dell’untore! – gli bisbiglio all’orecchio.

- Che untore? Che borbotti Antonio? – ci chiede Lana incuriosita.

- Niente, una cosa fra noi – rispondo, per non svelare il motivo del cattivo nomignolo. Ma è Stefano a confessare.

- Mi chiamano così a scuola per via dei miei capelli unti … è una specie di battuta, secondo loro …

Lana sgrana gli occhi e rimane seria.

- Ma che dementi avete in classe? I capelli untuosi sono normali alla nostra età. Perché credete che mi sia fatta i capelli così? Bleah, prima erano sempre unti uno schifo per via del sebo, non facevo che lavarmeli. Allora Lucinda mi ha suggerito di acconciarmi i capelli in questo modo, per risolvere il problema. Con sua cugina aveva funzionato e ha funzionato anche con me! Mitica la mia amica, no? Potresti farteli anche tu. Ai tempi dei miei genitori, c’era un cantante reggae che li aveva con queste specie di treccine e lunghi fino …

- Beh, non credo di essere il tipo giusto. – la interrompe Stefano, con un’espressione divertita negli occhi - forse è meglio che aspetti di crescere e basta.

- Bravo! – approva Lana - non farti influenzare dai minus habens, come dice il mio prof!

- Dai ragazzi, entriamo? Troviamoci dei posti decenti! – dico, mentre li spintono oltre il cancello. Mi sento così bene oggi! Sono davvero felice. E poi i miei due amici e l’atmosfera di attesa e adrenalina che si respirano in questo campo mi elettrizzano alla grande. Ci avviamo verso le gradinate assolate, mentre dall’altoparlante gracchia la pubblicità, ed io mi piazzo in testa il cappellino dei Red Sox.