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venerdì 16 ottobre 2015

"Antonio. Punto e a capo!" - tredicesimo capitolo

COLORI


- E’ un tipo singolare mio marito, non è così? – mi ha chiesto sorridendo la signora Giaele per interrompere il silenzio che si era creato.
- Beh, sì, credo di sì … E’ diverso da chiunque altro abbia mai conosciuto …
Lei è scoppiata a ridere.
-Sì. E’ unico. Il suo modo di essere è la sua arma contro il dilagare dell’ignoranza, come dice lui. Ah, sì, è proprio l’ultimo dei romantici: merce rara, preziosa, come avrebbe detto mio nonno … - continua lei con aria beata - ah, ma questa è un’altra storia …
- Anch’io lo dico! Sì, anch’io ho l’abitudine di dire “questa è un’altra storia”...
- Vedi? Siamo già entrati in sintonia! Sento che diventeremo ottimi amici …oh, ovviamente non volevo dire che non farai pace con i tuoi amici di sempre - si affretta ad aggiungere, notando il mio sguardo che si fa malinconico. - Sai, in effetti ripensavo proprio a quello che mi hai detto prima circa il tuo periodo “nero”. Voglio farti vedere una cosa. Andiamo nel mio studio.
Così ripercorriamo a ritroso i corridoi e ci troviamo di nuovo fra i quadri della signora Giaele. Mi guida davanti ad un cavalletto e mi mostra un quadro raffigurante un magnifico pagliaccio. E’ una festa di colori vivi e brillanti.
- Beh, che cosa ne pensi?
- E’ stupendo! E’ così allegro! – rispondo rimanendo incantato a guardarlo.
- Sì, e pensa che l’ho dipinto usando solo i colori primari. E a te piace dipingere? Pastrocchiare un po’?
- Beh, me la cavo … - ho risposto incerto, stringendomi nelle spalle, non sapendo dove voleva andare a parare.
- Allora facciamo finta che questa sia la tua prima lezione di pittura. Mentre aspettiamo che torni Stefano divertiamoci a giocare un po’ con i colori. Dunque, devi sapere che ci sono i colori primari – e così dicendo mi mette davanti tre tubetti: blu, rosso e giallo – e che con questi colori possiamo crearne tantissimi altri. Ad esempio il giallo e il blu danno …
- Il verde!
- Bravo! Sì, già, perché non provi? Proprio qui, mescola pure in questo piattino … mmh mmhh – annuisce guardando il risultato … queste combinazioni semplici le conosci già, vero?
- Sì, con la mamma e mia sorella Clo a volte ci divertiamo a pasticciare. 
- Bene. Allora stai a vedere cosa combino adesso!
Si siede su uno sgabello e comincia ad armeggiare con i suoi tubetti. Le sue dita corrono veloci ai tappi, spremendo un colore, poi un altro, aggiustando in corso d’opera, fino a che sul cartoncino non tratteggia una bella pennellata nera di un colore brillante. Solo allora si gira sorridendomi.
- Beh, ecco qui: arte astratta! Ho rappresentato il tuo periodo nero!
Io la guardo senza capire e lei mi prende per mano e mi avvicina a se’.
- Hai visto quali colori ho usato per ottenere il nero? – mi domanda, e senza aspettare la mia risposta comincia a enumerarli contandoli sulle dita.
- Il rosso per esempio, che è il colore della forza, un colore combattivo … il blu, che è il colore del mare, del cielo, di tutto quello che ci riempie lo sguardo e che ci dà pace …il verde, il colore dei prati dove ci sdraiamo per rilassarci pigramente, e il giallo, il colore del sole, dell’ottimismo, della gioia. Ecco qua. Nessuno riuscirà mai a spiegarci la vita meglio della pittura, Antonio: anche quando hai un periodo nero, devi sforzarti di vedere oltre il colore che tu stesso hai creato. Devi cercare di intravedere, oltre il nero, tutti gli altri colori positivi della tua vita: la tua famiglia, la salute, il tuo essere bravo in qualcosa, gli amici che hai e quelli che avrai. Tutto quello che il tuo cuore sa vedere e capire.
Un lieve toc toc ci interrompe proprio sul più bello, un attimo prima di aver potuto davvero comprendere fino in fondo il discorso della signora Giaele. La testa di Stefano fa capolino dalla porta semiaperta.
- Mamma, siamo tornati! Oh, ciao Antonio – si affretta a salutarmi dopo avermi scorto – mi dispiace molto averti fatto aspettare. Spero non ti sarai annoiato.
- Nemmeno per sogno, io … ho fatto un ripasso sui colori! – tento di scherzare. Ma dentro di me sto ancora cercando di ricreare l’atmosfera di pochi minuti fa, quando ero così vicino a capire con il cuore qualcosa d’importante che però ancora la mente non registra completamente. Vorrei ringraziare la mamma di Stefano come si deve, farle capire che ho apprezzato le sue parole, il tempo che è stata con me, dirle che cercherò come posso di aiutare Stefano. Ma la timidezza e la presenza del mio compagno mi bloccano e riesco solo a mormorarle un grazie. Penso che lei abbia capito, comunque, o almeno lo spero. La verità è che mi sento tutto in confusione, scombussolato da questo strano pomeriggio. Mica mi sarò innamorato di una mamma?
- Beh? Vogliamo andare a studiare, Antonio? Abbiamo un sacco di lavoro da fare. I tre problemi dati dalla maestra e uno speciale per te!
- Speciale? Che cosa intendi?
- Beh – ha risposto, aggiustandosi gli occhiali sul naso - se vuoi recuperare in fretta, devi lavorare più del normale … quindi faremo un problema in più. L’ho preso dai libri del babbo di quando andava a scuola. Poi per sicurezza lo facciamo riguardare da lui.
– Caspita che fortuna! Stefano ha preso proprio sul serio il suo ruolo!
Così siamo andati in camera sua e il tempo è passato in un baleno. Stefano è molto bravo a spiegare, capisco più lui di quando spiega la maestra! E poi è molto paziente e si è messo pure a fare qualche battuta simpatica. Così risolvere quei problemi insieme non è stata poi la fine del mondo. Il problema in più però non abbiamo fatto a tempo a farlo perché si era fatto davvero molto tardi, così abbiamo deciso che ciascuno di noi lo avrebbe fatto da solo dopo cena e lo avremmo riguardato insieme il giorno dopo. Una specie di sfida insomma. Veramente dopo cena non avevo nessuna intenzione di studiare, ma non volevo fare la figura dello svogliato, così gli ho promesso che ci avrei provato.
Quando ci siamo salutati Malinda mi ha accompagnato alla porta. Non aveva ancora smesso di piovere, così mi ha accompagnato con l’ombrello fino alla macchina del babbo che mi aspettava al cancello.
Lei e il babbo si sono fatti un cenno di saluto attraverso il vetro.
- Sai cos’è la fiducia? - mi ha sussurrato Malinda con aria grave poco prima di aprirmi la portiera. Al mio cenno d’assenso ha mormorato - non dimenticarlo mai. Ora vai, o ti bagnerai tutto!
Non appena sono salito, l’ho vista allontanarsi in fretta sotto il diluvio. Sono rimasto confuso una volta di più. Cos’aveva voluto dire con quelle ultime parole? Il segreto di dove era stato Stefano quel pomeriggio non me l’avevano rivelato, quindi … forse però sapeva che la signora Giaele mi aveva parlato dei finti amici di Stefano e voleva raccomandarmi di non parlarne con nessuno in classe.
- Allora com’è andata? – mi ha chiesto il babbo sorridendo, ma con la faccia stanca. Era ancora vestito da lavoro, quindi non aveva fatto in tempo nemmeno a passare a cambiarsi prima di venire a prendermi.
- Sono esausto! E’ stata una giornata zeppa! Ed ho ancora un problema da risolvere per domani ….
- Non sei l’unico! Ma che hai fatto al naso? Hai una crosticina di sangue proprio qui … - fa lui, chinandosi verso di me.
- Niente, niente – mi affretto a rispondere io tirandomi indietro – mi è solo uscito un po’ di sangue dal naso.
- E come mai?
- Ho sbattuto contro una porta a casa di Stefano, sai come sono sbadato a volte … a proposito, lo sai che …. – e inizio a descrivergli tutta la casa cercando di distrarlo, mentre mi viene in mente la mamma che dice sempre “al babbo non la si fa! Non gli sfugge niente!”. Magari glielo racconterò di quei ragazzi … o forse no … devo ancora pensarci e ormai ho il cervello in tilt. 

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