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lunedì 14 settembre 2015

"Antonio. Punto e a capo!" - dodicesimo capitolo


UN SINGOLARE PRESTIGIATORE

 
Di nuovo una porta elegante. Un bussare discreto.

- Avanti – ha risposto una voce profonda dall’altra parte.

Siamo entrati, anche se io sono rimasto un po’ indietro, mezzo nascosto dalla figura della mamma di Stefano.

- Alderico, ti disturbo? – ha domandato gentilmente la principessa.

- Affatto cara. Qualcosa non va? - ha risposto la solita voce,

ma questa volta ho avvertito un tono speciale di dolcezza – con questo temporale hai sicuramente perso la luce giusta nel tuo studio, non è vero?

Solo allora si è accorto che sua moglie non era sola e così, dopo avergli dato una sbirciatina fugace, sono venuto allo scoperto. Quell’uomo non aveva niente dell’orco cattivo che mi ero immaginato! Anche se devo dire che ancora una volta mi sono sorpreso: non era certo il tipo di marito che uno s’immaginava per una signora come la mamma di Stefano! Intanto non era molto alto e dandogli una rapida occhiata ho concluso che dovesse essere un po’ più basso di lei, e poi era stempiato e con qualche chiletto in più, a giudicare dalla pancetta. Ed era sicuramente più vecchio di lei e per di più gli occhiali, dalla montatura singolare, gli conferivano un’aria da re ranocchio. Beh, nel suo caso il bacio della principessa non doveva aver funzionato per trasformarlo in un bellissimo principe!

- Tesoro, voglio presentarti Antonio, il nuovo compagno di banco di Stefano …

- Oh! – ha esclamato lui sollevando gli occhiali sulla testa e allargandosi in un grande sorriso – ecco qui il nostro famoso Antonio! E’ un vero piacere conoscerti. Stefano mi ha parlato molto di te: dice che sei un asso in italiano!

- Oh – ho risposto io, quasi imitando la sua risposta. Il fatto è che non pensavo proprio che Stefano avesse parlato di me con i suoi e soprattutto che pensasse queste cose. Così sono arrossito e cercando disperatamente di non arrossire ancora di più, devo aver assunto il colore di un camion di pompieri. Che figura… Nessuno comunque ha fatto cenno di accorgersi del mio imbarazzo e anzi, il babbo di Stefano si è alzato, venendo verso di me per stringermi la mano, proprio come a una persona adulta. Solo allora mi sono accorto che aveva dei bellissimi occhi chiari, fra il grigio, l’azzurro e il verde, non saprei dire.

- Tesoro – ha ripreso sua moglie – faresti un salto a prendere Stefano con la macchina? E’ rimasto bloccato dal temporale e lui e Antonio devono studiare insieme oggi … è già parecchio in ritardo …

- Oibò! Non che caschi a fagiuolo, ma d’altronde … e dov’è il nostro giovane virgulto? – ha chiesto cominciando a pulire le lenti degli occhiali con un fazzoletto di seta e guardandoci bonario con quei suoi occhi miopi.

- Alderico, oggi è giovedì – si è limitata a rispondere sua moglie.

- Bon bon, alors sappiamo dove recarci, non è così? – e poi rivolto a me – preferisci aspettare qui o vuoi venire anche tu con me? Per fare qualche chiacchiera fra gentiluomini e lasciare questa dama alle sue tele …

- Forse è meglio di no Alderico, sai che Stefano preferirebbe …

A quel punto lui si è limitato a portare l’indice e il medio della mano alla fronte e a scuotere la testa, come a dire che era chiaro che sua moglie aveva ragione e che era stato un vero sbadato a proporlo.

- … e poi volevo mostrare ad Antonio ancora qualcosa … - ha continuato lei - Ti aspettiamo qui.

- A presto cara – ha detto allora lui dandole un bacio su una tempia e facendole una fugace carezza sui capelli.

– Arrivederci anche a te, caro amico.

Io per tutta risposta ho abbozzato un sorriso facendo un cenno con la testa. Mi sa che in quella casa dovevano pensare che la maestra mi avesse un po’ sopravvalutato, perché non ero stato molto loquace e simpatico come ci si aspetterebbe da uno che ti è stato proposto come quello benvoluto da tutti. Mi ero limitato a osservare in un misto di stupore ed emozione quella casa e quelle persone tanto diverse da me, dalla mia famiglia, dai miei amici, dal mio mondo. Anche il re ranocchio, malgrado l’iniziale impressione dovuta al suo aspetto, si era rivelato un tipo singolare dopo poche frasi scambiate con lui e all’improvviso non sembrava più tanto strano che fosse il marito di una donna bella come la mamma di Stefano … e poi quella voce, quel modo particolare di parlare, quel modo di fare così incantatore, da poter essere scambiato più per un prestigiatore, piuttosto che per un avvocato …

 

venerdì 11 settembre 2015

"Antonio. Punto e a capo!" - undicesimo capitolo


LA CAMERA DI STEFANO

 

Siamo saliti al piano di sopra. Prima di entrare Giaele si è voltata verso di me.

- Mi raccomando Antonio, non dovrai mai dire a Stefano che ti ho svelato il suo segreto. Mi sto fidando di te. Non farmene pentire.

Sono rimasto in silenzio annuendo, sentendo il cuore che continuava a galoppare come fosse impazzito. Mi sono immaginato che a quel punto la porta si aprisse con un cigolio sinistro, invece non c’è stato nessun rumore particolare, anzi la porta si è aperta su una stanza ordinata e profumata di cera da mobili. Una normalissima camera di un ragazzino della mia età. Un letto, un armadio, una scrivania spaziosa sistemata davanti alla finestra, con sopra un bel computer. Sopra il letto, alla parete di sinistra, c’era un’enorme libreria a ponte piena zeppa di libri ben sistemati. Sono rimasto a osservare tutto questo dalla soglia, mentre la mamma di Stefano mi guardava.

- Vieni pure avanti – mi ha invitato lei - Non si può certo dire che Stefano sia un ragazzino che non legge, eh? – ha domandato sorridendo e scorrendo con lo sguardo gli innumerevoli volumi catalogati nella libreria.

– Eccoci qui - e, dopo un attimo di esitazione, ha detto – ti presento gli amici di Stefano, di cui hai sentito parlare … dai un’occhiata!

Allora mi sono avvicinato ed ho cominciato a scorrere gli autori e i titoli dei libri, che leggevo dalla costola ad alta voce …

- Rudyard Kipling … beh, non so se si pronuncia proprio così …“Il primo e secondo libro della giungla”, Emilio Salgari “I pirati della Malesia”, Hector Malot “In famiglia”, Giulio Verne “Ventimila leghe sotto i mari” … - e poi, un po’ più nascosto, c’era un libro della stessa edizione che ho anch’io di Gianni Rodari, “Favole al telefono”. Poi, proprio vicino alla testata del letto, accanto alla luce che doveva usare la sera per leggere, altri tre libri: Mark Twain “Le avventure di Huckleberry Finn” e “Tom Sawyer” e infine Astrid Lindgren “Fratelli Cuordileone”.

Solo allora ho capito che Stefano non aveva nessun amico di quelli che mi aveva detto, o meglio … non erano amici in carne ed ossa, della sua età … erano solo gli scrittori dei suoi libri preferiti.

- Forse di Mark e di Astrid non ti ha parlato perché non li conosce ancora bene … deve finire di leggere questi tre libri …. – ha concluso scuotendo la testa.

In quel momento, in cui non sapevo proprio cosa rispondere, abbiamo sentito dei passi che si avvicinavano alla porta.

La mamma di Stefano ha fatto una faccia colpevole e mi ha sussurrato – Adesso mio figlio mi farà arrosto!

Siamo rimasti col fiato sospeso, ma quando alla fine la porta si è aperta, con grande sorpresa non abbiamo visto entrare Stefano, bensì Malinda.

– Mi scusi signora, sono venuta ad avvisare che ha appena telefonato Stefano. Come al solito si è trattenuto più del dovuto e quando alla fine si è apprestato a tornare a casa, è rimasto bloccato dal diluvio … e chiaramente non ha un ombrello! Voleva avvertire per non farci stare in pensiero e per scusarsi con Antonio.

- Quale diluvio Malinda? – ha chiesto allora la signora Giaele scostando le tende di camera. Poco prima che riuscissimo a vedere la pioggia che cadeva fine fine e fitta fitta, un improvviso tuono ha squarciato il silenzio. Nessuno dei due si era accorto che stava venendo giù una pioggia con i fiocchi!

Ci siamo tutti avvicinati alla finestra e proprio allora abbiamo visto un fulmine vicino alla torretta. Non ho potuto fare a meno di sentire un brivido che mi correva giù per la schiena quando il riflesso del fulmine ha disegnato un’ombra sinistra sui muri della villa.

- Forse è meglio chiedere ad Alderico di andare a prendere Stefano con la macchina. Vado io ad avvertirlo, così gli presento anche Antonio.

E’ arrivata l’ora di conoscere l’orco del castello, mi sono detto fra me e me, mentre la porta di camera di Stefano si richiudeva alle nostre spalle.