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venerdì 24 luglio 2015

"Antonio. Punto e a capo!" - sesto capitolo



IL GIORNO DOPO

 

-         Uffa mamma! Ma mi stai ascoltando? Gennaro mi ha fregato!

-         Intanto cerca di calmarti! E’ da quando sei tornato da scuola che continui a bofonchiare e ad agitarti e per ora ci ho capito proprio poco.

-         Sì, sì, lo so, ma mi fa fatica raccontarti tutto: io lo so già!

-         Non fa una piega! - tenta di scherzare la mamma, ma stasera non mi faccio catturare dai suoi sorrisi, ho altro per la testa. Così, rassegnato, cerco di raccontarle tutto dal principio, senza badare a Clotilde che mi tira per i jeans perché ha voglia di giocare.

-         Beh, lo sai che ieri sera ti ho raccontato che ho beccato Gennaro al campo da baseball, no?

-         Mmh mmh – annuisce la mamma attenta e invitandomi a continuare con un gesto della mano.

-         Stamani ero ancora arrabbiato, mica mi era passata, e così Leonardo mi ha chiesto cosa c’era che non andava.

-         Ma adesso non sei di banco con Stefano?

-         Me l’ha chiesto durante la ricreazione, no? – le rispondo alzando gli occhi al cielo spazientito. - E così ho raccontato a Leonardo tutta la storia perché avevo voglia di sfogarmi e poi perché così l’avrebbe abbozzata di chiedermi perché mai non andavo con lui nel corridoio, dato che c’era Gennaro che chiedeva di me …

-         Ah! Chiedeva di te e tu non sei uscito di classe per parlare con lui …

-         No.

-         E non hai voluto parlarci neanche ieri al telefono, quando ti ha chiamato …

-         No.

-         Non è una bella cosa da fare con un amico. Capisco che ieri eri arrabbiato e deluso, ma oggi …

-         Lui non è più un mio amico! Che vuoi che abbia da dire? Poteva parlarmi prima, invece di fare le cose di nascosto.

-         Scosto … - ripete Clotilde tutta sorridente. Ma non ha capito che sono arrabbiato?!

   -   Uhm, si dice che la verità di solito stia nel mezzo, Antonio …

       A  volte le strade si dividono per un po’, ma non si smette di

       volersi bene. Si può anche urlare l’uno contro l’altro, ma

       restare amici lo stesso - mi fa allora lei con l’aria da filosofa.

 Io alzo gli occhi al cielo e allora lei mi incita a continuare.

  - Insomma, via via che raccontavo tutto a Leonardo mi arrabbiavo

    sempre di più, e alla fine mi sono accorto che avevo parlato a  

    voce troppo alta e che tutti mi stavano ad ascoltare e poi il

    peggio è stato che hanno cominciato a mormorare … prima uno,

    poi un altro ed alla fine è venuto fuori che lo sapevano già tutti

    che Gennaro si allenava con la squadra di baseball … e da un

    pezzo lo sapevano! Solo io come un beota non me n’ero accorto.

    Tutti! Ci pensi? Tutti! Pure quelle due pagnottelle!

- Pagnottelle??? – la mamma sembra strabiliata.

- Ma sì, intendo Fedora e Dora! Le gemelle!

- Antonio! Non credo sia carino chiamarle pagnottelle solo perché sono un po’ in carne …. Ti ricordi quando ti chiamavano pel di carota?

- Mamma! Merenda! Pane e marmellata di more – esclama Clo, che deve non poterne più di sentirmi parlare fitto fitto con la mamma.

- La vuoi anche tu la marmellata Antonio?

- No, io vorrei pane olio e pomodoro – rispondo ancora col broncio.

- Anche io pomodoro, come Tono – salta allora su Clotilde, sgranando gli occhioni.

- Uffa! Ma perché mi copia sempre? – sbotto perché, per l’ennesima volta, Clo vuole la merenda uguale alla mia – non volevi la marmellata, tu?

- Pomodoro ho detto! Pomodoro come te! – fa allora lei battendo il piedino in terra, ostinata.

- Uh quanta pazienza ci vuole … - esclama allora la mamma – lo sai che vuole tutte le cose che vuoi tu perché ti adora, no? Vero Clo?

- Tanto bene a Tono – fa allora lei piegando la testina da un lato sorridendo. Beh, detto così mi suona un po’ meglio, però che copiona …

 

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