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mercoledì 1 luglio 2015

"Antonio. Punto e a capo!" - secondo capitolo




IL GUANTONE DA BASEBALL

  
E ora cosa faccio? - mi chiedo sconsolato, quando ormai Gennaro è scomparso dalla mia vista. Di tornare a casa non ho nessuna voglia: mamma vedrebbe il muso lungo e comincerebbe a farmi un sacco di domande. Non posso nemmeno andare all’allenamento, perché ormai è davvero troppo tardi. Speriamo almeno che le sorelle eco non facciano la spia con il mister … Forse potrei andare un po’ ai giardini, a vedere se i ragazzi della Centostelle Calcio fanno una partita d’allenamento. Va a finire che se sono pochi fanno giocare pure me. Supero la cancellata ed entro e subito un gruppo di bambini in bicicletta mi sfreccia accanto. C’è sempre un sacco di gente a questi giardini, specialmente da quando hanno messo la giostra per i più piccoli. Mi piace venire qua. C’è tanto verde, tanto spazio e tanti giochi di ferro per arrampicarsi. Ai confini del giardino iniziano i campi di calcio, dove si allenano delle squadre di ragazzi e, un po’ più in là, c’è il famoso campo da baseball, dove va sempre Gennaro a vedere le partite. Qua e là ci sono anche delle panchine e dei tavolini di legno, dove a volte la domenica la gente si siede a mangiare panini, o magari ogni tanto qualche bambino ci organizza la festa di compleanno. Un giorno piacerebbe farla anche a me, ma so già che sarà impossibile, perché sono nato d’inverno e non posso far diventare i miei amici dei surgelati! Da lontano vedo dei ragazzi che giocano nel campo da calcio. Meno male che ci sono loro, almeno sto un’ora qui e poi torno a casa. Mi arrampico pigramente sulla montagnola che porta al campo e mi siedo nell’erba, aspettando che qualcuno mi noti e mi chieda di unirmi a loro. Se mi vedesse la mamma, mi direbbe subito di alzarmi perché “c’è sicuramente umido in terra!”, ma dato che lei non c’è … ci sarà pure qualche vantaggio a starsene da soli, no? Cerco di concentrarmi sulla partita, ma mi accorgo che la mia mente non fa altro che ripassare il dialogo che ho avuto con Gennaro. Che voleva farmi capire quando diceva che mi arrabbio sempre quando parla del baseball? Mica è vero! Certo, se uno non fa altro che parlare di quello, allora … Mentre penso queste cose, intanto, raccolgo dei sassolini lì intorno e li tiro nell’erba alta. “Paf, paf”, atterrano morbidi e sprofondano. A un tratto però il rumore cambia. “Tac, tac”, comincio a sentire, da quando ho spostato il  bersaglio. Chissà dove battono, mi chiedo, ma non ho voglia di alzarmi. Continuo a tirare sempre nello stesso punto. “Tac, tac”, il rumore non cambia. Mi fa venire in mente quando Gennaro ed io giochiamo al gioco dei rumori. A turno facciamo un rumore e l’altro deve indovinare che rumore è. “Tac, tac, tac, paf , tac” …. Cosa sarà? Non resisto più! Ora mi alzo e vado a vedere. Raggiungo il punto del bersaglio e mi chino nell’erba tirando qualche calcetto qua e là. Qui il giardino non è per niente curato: l’erba non la tagliano quasi mai. Ecco, ho sentito qualcosa. Mi chino piano piano e cerco di guardare bene. C’è qualcosa di marrone in terra. Allungo la mano per prenderla, la sollevo e rimango a guardare un guantone da baseball … Non è possibile! Il baseball mi perseguita!

 

 



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