Cerca nel blog

giovedì 23 luglio 2015

"Antonio. Punto e a capo!" - quinto capitolo


GUARDA UN PO’ CHI C’E’!

 
-         Com’è andata con il nuovo compagno di banco? – mi chiede la mamma non appena torno da scuola.

-         E’ andata ... - rispondo laconico – ma mi è scocciato lasciare il banco con Leonardo, lo sai …

-         Forse anche a Stefano è scocciato perdere il suo compagno di banco, no? – mi chiede senza smettere di vuotare la lavastoviglie.

-         Uhm, forse … beh, credo di sì, perché Marco era l’unico con cui legava in classe … - ammetto dopo averci pensato un po’ - che vuoi, s’intendevano a meraviglia i due secchioni!

Alla mamma scappa un risolino e solleva la testa a guardarmi.

-         E come pensi di farti aiutare? Avete deciso di studiare insieme?

-         Con la maestra abbiamo deciso che studieremo insieme almeno due volte a settimana. Non vedo l’ora di andare a casa sua, dicono che stia in una casa spaziale …

-         Spaziale?!

-         Sì, nel senso che è molto grande e bella.

-         Ah … e come fanno a saperlo, se non ha amici?

-         Boh – rispondo stringendomi nelle spalle – sono solo voci che girano … con questa storia però, va a finire che avrò molto meno tempo per vedermi con Gennaro.

-         Non ti preoccupare di questo. Se si vuole davvero vedere qualcuno, il tempo si trova … a proposito, avete fatto pace o no?

-         Non ancora … e ormai il guantone mi sa che non glielo dò più – e le racconto dei cartelli visti ai giardini. – Quindi stasera, prima di andare agli allenamenti di atletica, passo dal campo da baseball e riporto il guantone a questo Filiberto.

-         Hai preso la decisione giusta. Dato che hai ritrovato il proprietario, è giusto che tu lo renda a lui. Tanto scommetto che per fare pace con Gennaro non ci sarà bisogno di nessun regalo: vi volete un gran bene e non ce la farete a stare tanto senza vedervi! – conclude allegra scompigliandomi i capelli riccioluti.

Beata lei! Fa sempre tutto facile, penso mentre vado a cambiarmi e a preparare la borsa per atletica. Poi esco e cerco di non pensare più a Gennaro, mentre mi avvio al campo da baseball per restituire il guantone. Speriamo almeno di trovare questo Filiberto! Passo attraverso i giardini per la consueta scorciatoia e comincio a sentire i classici rumori delle palle che battono sulle mazze. Stoc, stoc. A volte quando nell’estate giocano le partite li sento anche da camera mia con le finestre aperte. Allora mi affaccio e riesco ad intravedere le luci dei riflettori e a volte sto ad ascoltare la voce dello speaker che annuncia i nomi dei giocatori. Ah! Eccomi arrivato! Meglio intanto che chieda al bar se conoscono Filiberto. Appena entrato, in un angolo vedo un ragazzetto che sta mangiando un gelato enorme, con una cupola di panna montata che non finisce più e decido di chiedere a lui.

-Fili? Certo che lo conosco! – mi risponde dando una gran leccata alla cioccolata che sta scivolando sul cono – Adesso sta finendo gli allenamenti, ma se aspetti cinque minuti vedrai che arriva. Si ferma sempre a fare merenda … ehi, ma quello non è il suo guantone? – mi chiede indicandolo.

- Già. Sono venuto a riportarglielo. L’ho trovato ai giardini.

- Se vuoi posso darglielo io.

- No no, grazie, non importa. Lo aspetto, tanto non ho da fare niente e poi mi fa piacere vedere la faccia che farà.

- Ah – mi fa lui un po’ deluso. Mi sa che voleva prendersi il merito di averlo ritrovato e si voleva pappare le patatine e la bibita!

Tanto per non rimanere lì a farmi passare ai raggi X dal leccatore folle di gelato decido di uscire di nuovo fuori e di aspettarlo sulla panchina, ma sono appena arrivato sulla soglia che vedo un gruppetto di ragazzi con le classiche tute da baseball che scherzano e chiacchierano. Poi sento dietro di me la voce del cicciotto.

- Fili! Guarda che questo ti ha ritrovato il guantone!

A sentire questa frase un ragazzetto si volta con la faccia più contenta che abbia visto da stamani mattina e mi corre incontro.

- Mitico! Mica ci speravo davvero! – mi dice assestandomi una gran pacca sulla spalla – Dai, davvero, sei un mito! Grazie per avermelo riportato!

- Beh, l’ho trovato per caso, io …

- Vieni che ti pago la ricompensa che avevo promesso! - mi dice spingendomi dentro il bar – Ti vanno bene le patatine o preferisci un gelato? Poi, senza nemmeno aspettare la mia risposta, si volta verso il suo gruppo – Ragazzi, voi non venite a prendere un gelato con noi?

C’è un coro di risposte positive dalle quali emerge un solo “no, io non posso, bisogna che scappi subito” e prima ancora che lui mi abbia visto, sono io a vedere lui. Lui con la divisa da baseball, con il cappellino con la visiera e con un lungo ciuffo nero, la pelle abbronzata. E con quella sua tipica espressione che usa sempre “bisogna che”. E anche se c’è un sole che spacca le pietre e che mi abbaglia so, dentro di me, che non mi sto sbagliando affatto: quello lì è proprio Gennaro. Rimaniamo a fissarci come due statue e all’improvviso capisco perché arrivava sempre in ritardo agli allenamenti o non veniva affatto. Ecco spiegati i suoi misteriosi ritardi: era sempre agli allenamenti di baseball! Ecco perché sembrava sempre così stanco. Ci sono un sacco di domande che mi vengono in mente e che vorrei fargli, ma la delusione del tradimento e la rabbia sono più forti di tutto il resto e, fregandomene di tutti, di Filiberto, della ricompensa e di qualsiasi altra cosa, scappo via il più veloce che posso.

- Aspetta Anto’ – sento Gennaro che mi urla dietro – Aspetta! Simmo come fratelli!

- Non più! – gli urlo prima di attraversare il cancello. E solo allora, dalla mia voce incrinata, mi accorgo di avere le lacrime agli occhi.

Nessun commento:

Posta un commento