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venerdì 31 luglio 2015

"Antonio. Punto e a capo!" - decimo capitolo

UN MAGNIFICO PAVONE


- Avanti – si è sentito dire. Siamo entrati. Prima Malinda, poi io, ma non ho visto nessuno. La stanza era molto grande e molto diversa dalle solite che sono abituato a vedere. C’erano dei finestroni enormi, altissimi quasi fino al soffitto, incorniciati da listelli di legno chiaro. Per terra i nostri passi erano attutiti dal parquet, anche quello di legno chiarissimo. Sparsi qua e là c’erano dei cavalletti con delle tele sopra: alcune scoperte, alcune coperte da teli drappeggiati … sul pavimento, in un angolo, cartoncini con dei bozzetti, studi, schizzi e un lungo tavolo, sempre di legno, con pennelli, colori, barattoli misteriosi. Per la prima volta in vita mia, eccomi nello studio di un pittore, ho pensato intimorito e attento a non pestare o urtare niente.

- Signora, è arrivato il compagno di classe di Stefano … ma lui non è ancora tornato … così le ho portato il bambino, per farglielo conoscere ….

- Oh, grazie Malinda, ha fatto benissimo – ha risposto la voce – scusatemi, scendo subito.

Solo allora mi sono accorto che Malinda teneva il viso rivolto verso l’alto mentre parlava, così ho seguito il suo sguardo ed ho notato una scala che introduceva a un soppalco.

Poco dopo è apparsa una signora. Alta, magra, con un vestito a tunica lungo fino ai piedi, decorato da bellissimi colori, che mi ha ricordato il piumaggio di un pavone. Mentre scendeva le scale, i capelli, che teneva raccolti con il manico di un pennello, si sono sciolti e le sono ricaduti sulle spalle: castani dorati, ondulati e bellissimi … come poteva essere che questa fosse la mamma di un tipo scialbino come Stefano?

Mentre scendeva, con un portamento da regina, non smetteva di sorridermi.

- Ciao! Perdonami se sono in disordine, ma stavo preparando dei colori – mi ha detto, stringendomi la mano e indicando il suo vestito. Solo allora mi sono accorto che la bellissima tunica era in realtà un normalissimo camice tutto sporco di colori. La scoperta non ha comunque offuscato la mia ammirazione. Mi sembrava quasi mi girasse un po’ la testa ed ho cominciato a fantasticare che in realtà quella casa fosse fuori dal mondo reale, abitata da una fata buona di nome Malinda e da una regina prigioniera insieme al figlio, trasformato in ranocchio da un orco studioso ….

- Buongiorno signora. Io sono Antonio – le ho detto, deglutendo due o tre volte, per eliminare quel senso di irrealtà.

- E io sono Giaele, la mamma di Stefano – ha risposto, continuando a tenermi la mano fra le sue e piantando i suoi occhi violetti nei miei.

– Devi perdonare il ritardo di Stefano. Questi pomeriggi lo assorbono sempre molto e perde il senso del tempo …

- Signora, forse … sa, si conoscono ancora poco …

- Sì sì Malinda, ha ragione, come sempre … il nostro bambino è molto riservato, non è vero? - ha concluso, indirizzandole un sorriso affettuoso. Poi si è rivolta di nuovo a me.

- Malinda è con noi da quando Stefano è nato e non c’è nessuno che lo conosca meglio di lei …

- Se non ha più bisogno di me …– ha risposto allora Malinda, schermendosi – e, all’annuire della signora, si è eclissata nel dedalo di corridoi della villa.

- Bene Antonio, eccoci qui. La maestra mi ha spiegato questo programma “di scambio” che ha ideato. Sembra che tu sia benvoluto da tutti in classe: qual è il segreto del tuo successo? - mi ha chiesto scherzosa.

- Nessun segreto, io … mi viene naturale – ho risposto, stringendomi nelle spalle – e poi in realtà, a pensarci bene, in questo momento ho perso proprio gli amici a cui tenevo di più. Gennaro, che era come un fratello per me, e Valentina che … beh, ho sempre avuto un debole per lei, era un’amica davvero speciale – ho confessato, arrossendo un po’. Quindi mi sa che ho poco da insegnare a Stefano, altro che “esperto”! Sto proprio attraversando un periodo nero!

- Uhm, un periodo nero ... - ha mormorato lei un po’ pensierosa – però, a parte loro due, avrai anche altri amici, no?

- Sì, ma amici così, compagni di scuola o che vedo agli allenamenti di atletica, ma non amicissimi – ho cercato di spiegarle.

- Ah, capisco … - ha risposto lei, riflettendoci su - comunque Stefano mi ha detto che sei simpatico, quindi forse fra un po’ potreste diventare amicissimi anche voi due, no? Sempre se ti va …. Beh, se Stefano fosse qui, mi avrebbe già fulminata! Non sopporta che gli cerchi degli amici! Dice che mi comporto da mamma super apprensiva!

- Mi scusi signora, ma secondo me non dovrebbe preoccuparsi. In questi giorni che siamo stati di banco insieme, un po’ abbiamo parlato e lui mi ha detto che non c’è bisogno che mi affanni tanto per farlo integrare, perché a lui non importa niente dei nostri compagni di classe … beh, a parte Marco, il suo ex compagno di banco, che ha perso per colpa mia! Insomma, mi ha detto che lui ha già un sacco di amici, anche se non sono nella nostra scuola.

-Ah sì? Allora ti ha parlato dell’istituto?

Lì per lì non sapevo come rispondere, perché questa faccenda dell’istituto che tutti continuavano a nominare mi stava incuriosendo e avrei voluto che si facessero uscire qualche informazione in più. Però la signora Giaele mi guardava negli occhi, aspettando una risposta, e non ho avuto il coraggio di mentirle.

- No. Non so niente dell’istituto. Non so nemmeno cosa sia.

- Bravo Antonio – ha risposto lei – hai detto la verità, malgrado tu fossi molto curioso … te lo leggo negli occhi. Sei un ragazzo in gamba. Vorresti dirmi di chi ti ha parlato?

- Beh - ho cominciato titubante, cercando di ricordare i nomi – mi ha parlato di un certo Emilio, per esempio. Un tipo fortissimo, sempre a caccia di avventure ...

- Salgari - mormora lei, annuendo.

- … e poi uno straniero … Hector, mi pare: un tipo riflessivo e taciturno. Ci studia insieme a volte.

- Malot.

- Beh, non so … il cognome non me l’ha detto! E Giulio anche … di lui invece mi ha detto che da grande farà l’inventore, perché è uno che riesce sempre a guardare oltre, a ideare cose fantastiche …

Sembra pensarci un po’ su e dopo un attimo di esitazione la sento di nuovo mormorare un cognome.

–Ah, sì: Verne. E … lasciami indovinare … Mark forse? E Astrid … e Gianni … - continua lei con lo sguardo rivolto al soffitto, come se questi nomi li leggesse per aria.

- Sì! Mi ha nominato un sacco di ragazzini stranieri … allora li conosce anche lei! Però di Gianni mi ha parlato poco, mi sa che non si vedono più tanto …

- Sì, in effetti lo trascura da un po’ – mi dice, guardandomi con uno sguardo malinconico, quasi fosse davvero una principessa prigioniera. Dopo un attimo di silenzio torna a parlare, e questa volta il suo tono suona più risoluto, come se avesse preso una decisione importante in quei minuti di silenzio.

- Vieni con me. Ti voglio mostrare una cosa – mi ha detto porgendomi di nuovo la sua mano lunga e affusolata. Senza parlare mi sono fatto guidare fuori del suo studio e ci siamo inoltrati nel castello incantato con il cuore che mi batteva all’impazzata.

 

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